ERGONOMIA E POSTURA

1. Definizione

ergon = lavoro 

nomia = gestione, governo, leggi

L’ergonomia (o fattori umani) è la disciplina scientifica interessata alla comprensione delle interazioni fra gli esseri umani e gli altri elementi di un sistema ed è la professione che applica la teoria, i principi, i dati ed i metodi al design, al fine di ottimizzare le prestazioni del sistema generale e del benessere umano.

Gli ergonomisti contribuiscono al design ed alla valutazione delle mansioni, dei lavori, dei prodotti, degli ambienti e dei sistemi per renderli compatibili con i bisogni, le abilità e le limitazioni delle persone.

Secondo il sito della Società di Ergonomia:

  • L’Ergonomia ha come oggetto l’attività umana in relazione alle condizioni ambientali, strumentali e organizzative in cui si svolge. Il fine è l’adattamento di tali condizioni alle esigenze dell’uomo, in rapporto alle sue caratteristiche e alle sue attività.
  • Nata per studiare e far rispettare nella progettazione una serie di norme che tutelano la vita del lavoratore e accrescono l’efficienza e l’affidabilità dei sistemi uomo-macchina, l’ergonomia ha allargato il proprio campo di applicazione in funzione dei cambiamenti che sono sopravvenuti nella domanda di salute e di benessere.
  • L’obiettivo attuale è quello di contribuire alla progettazione di oggetti, servizi, ambienti di vita e di lavoro, perché rispettino i limiti dell’uomo e ne potenzino le capacità operative. L’ergonomia si alimenta delle acquisizioni scientifiche e tecnologiche che permettono di migliorare la qualità delle condizioni di vita, in tutte le attività del quotidiano.

2. Riferimenti normativi

Decreto Lgs. n. 626/94 – Miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro:
-art. 3.1 f) Rispetto dei principi ergonomici (nella concezione dei posti di lavoro);
-art. 42, 1 e 2 Conformità alle esigenze ergonomiche (in tema di dispositivi di protezione individuale);
-art. 47, 2 Condizioni ergonomiche sfavorevoli (per la movimentazione manuale dei carichi);
-art. 52, 1 e 2 Problemi legati alle condizioni ergonomiche (posto di lavoro con VDT).

DPR n. 459/96 – Requisiti essenziali di sicurezza e di salute relativi alla progettazione e alla costruzione delle macchine e dei componenti:
-art. 1.1.2. … tenuto conto dei principi ergonomici (nelle condizioni d’uso previste);
-art. 1.2.2. … tenendo conto dei principi ergonomici. (dispositivi di comando);
-art. 3.2.1. … deve essere progettato tenendo conto dei principi dell’ergonomia (il posto di guida);
-art. 3.2.2. … deve essere progettato tenendo conto dei principi dell’ergonomia (il sedile del conducente).

Sulla questione “ergonomia”, il Testo unico Salute e Sicurezza del 1 aprile 2008 prevede:

Articolo 15 Misure generali di tutela

(rif.: art 3 d.lgs. n. 626/1994; art. 4 d.lgs. n. 277/1991)

Le misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro sono: (…) d) il rispetto dei principi ergonomici nell’organizzazione del lavoro, nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, in particolare al fine di ridurre gli effetti sulla salute del lavoro monotono e di quello ripetitivo.

3. Cosa fanno gli “Ergonomi”?

  • Gli ergonomi utilizzano informazioni sulla gente, ad esempio la loro taglia (altezza, peso, ecc.) la loro capacità di gestire informazioni e di prendere decisioni, la loro capacità di vedere e sentire e la capacità di lavorare a temperature estreme.
  • Un ergonomo studia il modo in cui questi aspetti variano in un gruppo di persone.
  • L’ Ergonomo, lavorando con designer e ingegneri, assicura che un prodotto o un servizio possano essere utilizzati confortevolmente, efficientemente ed in sicurezza. E tutto ciò non solo per la “media” delle persone, ma per l’intera gamma di persone che utilizzano il prodotto in questione, inclusi magari i bambini, gli anziani e i disabili.
  • Un ergonomo può anche valutare i prodotti e servizi esistenti, mostrando dove falliscono nell’adattarsi all’utilizzatore e suggerire come tale adattamento possa essere migliorato.

ergonomia

4. Rischi di natura ergonomica

  • Rischio ambientale:
    – Ambiente fisico;
    – Postazioni;
    – Attrezzature;
  • Rischio organizzativo
  • Rischio comportamentale
  • Rischi dovuti a movimenti ripetitivi

Da cui derivano disturbi prevalentemente:

  • Alla vista
  • Muscolo scheletrici
  • Psichici (stress)
  • Affaticamento eccessivo

4.1a Esempi di rischio ambientale in fabbrica

  • Quando si regge o si tiene in mano a lungo un oggetto o un utensile: mialgie, tendinite capo lungo del bicipite, capsulite, capsulite  adesiva, sindrome da conflitto della cuffia.
  • Quando le manipolazioni da effettuare richiedono braccia tese o alzate sopra le spalle: distacchi tendinei, tendiniti, cervicalgie.
  • Quando si sposta il peso su una gamba mentre l’altra aziona un pedale: trocanteriti, distacco tendine del tricipite surale, sbilanciamento muscolare.
  • Quando si sta in piedi, fermi nello stesso posto, per molto tempo: sindromi vascolari periferiche, linfedema e insufficienza vascolare, cedimento della volta plantare.
  • Quando si inclina con forza la testa avanti e indietro: cervicalgie e colpi di frusta.
  • Quando si tengono le spalle alzate per ore: cervicalgie legate a i muscoli cibernetici, tendiniti.
  • Quando si eseguono movimenti ripetuti in flesso estensione del polso: epitrocleite, epicondilite, tennis elbow.

4.1b Esempi di rischio ambientale nel lavoro d’ufficio (con uso del computer)

  • Quando l’attività viene svolta tenendo la schiena curva in avanti o lateralmente;
  • Quando il livello di una tastiera di computer è troppo basso o troppo alto;
  • Quando avambraccio e polso non possono appoggiarsi su un supporto adeguato;
  • Quando un operatore adotta una posizione obliqua delle cosce sotto il tavolo, a causa dello spazio insufficiente per le gambe.

Occorre pertanto avere la corretta postura dove per postura si intende la posizione del corpo nello spazio e la relazione tra i suoi segmenti corporei. La corretta postura altro non è che la posizione più idonea del nostro corpo nello spazio per attuare le funzioni antigravitarie con il minor dispendio energetico sia in dinamica che in statica.

posizione corretta

posizione scorretta

VIDEO: giusta postura ed ergonomia https://www.youtube.com/watch?v=bxclCv2JRJ8

4.2. Rischi di natura comportamentale

Secondo alcuni studiosi (Reason-Rasmussen) le azioni umane possono essere classificate in tre tipologie:


-Azioni basate su abilità acquisite con l’esperienza, che vengono effettuate dal soggetto in modo automatico (azioni skill-based);
-Azioni effettuate sulla base del rispetto di procedure (azioni rule-based);
-Azioni che richiedono l’elaborazione di un piano (azioni knowledge-based).

Rispetto a queste tre tipologie di azione è possibile individuare differenti tipi di errore:

-Slips e lapsus: errori involontari nelle azioni skill- based nei soggetti esperti, dovuti a un controllo attentivo inadeguato;
-Mistakes: fallimento nella memorizzazione o interpretazione della procedura nelle azioni rule- based (neo assunti);
-Mistakes: errori dovuti a una pianificazione inadeguata delle azioni rispetto all’obiettivo prefissato. (neo assunti)

4.3. Rischi di natura organizzativa

Le scelte fatte in una azienda per definire i compiti del singolo lavoratore (le attrezzature, il materiale da utilizzare, le modalità di esecuzione), possono avere effetti sulla salute e sulla sicurezza del lavoratore a due livelli:

-Livello fisico-chimico e di patologie muscolo scheletriche: la presenza di rumore, sostanze chimiche, compiti ripetitivi, non deriva cioè da esigenze tecniche oggettive ed inderogabili, ma da precise scelte organizzative (ad es: collocazione di server, fotocopiatrici, stampanti)

-Livello psico sociale: le scelte organizzative riducono l’autonomia decisionale del lavoratore e delimitano le sue azioni e le sue percezioni (percezione del rischio e percezione della responsabilità).

4.4. Rischi dovuti a movimenti ripetitivi

Come facciamo a capire se la nostra mansione può essere soggetta a movimenti ripetitivi? Attraverso questi concetti:

  • ripetitività: lavori con compiti ciclici che comportino l’esecuzione dello stesso movimento (o breve insieme di movimenti) degli arti superiori ogni pochi secondi oppure la ripetizione di un ciclo di movimenti per più di 2 volte al minuto per almeno 2 ore complessive nel turno lavorativo;
  • uso di forza: lavori con uso ripetuto (almeno 1 volta ogni 5 minuti) della forza delle mani per almeno 2 ore complessive nel turno lavorativo. Sono parametri indicativi al proposito: afferrare, con presa di forza della mano(grip), un oggetto non supportato che pesa più di 2,7 kg o usare un equivalente forza di GRIP; afferrare, con presa di precisione della mano (per lo più tra pollice e indice = pinch), oggetti non supportati che pesano più di 900 grammi o usare un equivalente forza di PINCH; sviluppare su attrezzi, leve, pulsanti, ecc., forze manuali pressoché massimali (stringere bulloni con chiavi, stringere viti con cacciavite manuale, ecc.);
  • posture incongrue: lavori che comportino il raggiungimento o il mantenimento di posizioni estreme della spalla o del polso per periodi di 1 ora continuativa o di 2 ore complessive nel turno di lavoro. Sono parametri indicativi al proposito: posizioni delle mani sopra la testa e/o posizioni del braccio sollevato ad altezza delle spalle; posizioni in evidente deviazione del polso;
  • impatti ripetuti: lavori che comportano l’uso della mano come un attrezzo (ad es.: usare la mano come un martello) per più di 10 volte all’ora per almeno 2 ore complessive nel turno di lavoro.

Consigli per ridurre e problematiche legate ai movimenti ripetitivi

  • Avere delle macchine che mi permettano di regolarne il ritmo di lavoro.
  • Sostituire strumenti di lavoro che mi richiedano alto sforzo fisico con strumenti che mi riducono lo sforzo 
  • Avvicinare le postazioni di lavoro al corpo, come così anche i contenitori con tutti i materiali necessari per la lavorazione.
  • Sottoporsi alla visita medica periodica.
  • Programmare l’attività lavorativa in modo tale che ci siano delle pause durante le lavorazioni.
  • Eliminare l’attività ripetitiva se possibile.