RISCHIO INCENDIO
1. INCENDIO
L’INCENDIO consiste in una rapida ossidazione di materiali con notevole sviluppo di calore, fiamme, fumo e gas caldi. I suoi effetti sono:
- Emanazione di energia sotto forma di luce e calore.
- Trasformazione dei combustibili in altri elementi (prodotti di combustione).
La COMBUSTIONE è una reazione chimica di una sostanza combustibile con un comburente che dà luogo allo sviluppo di calore, fiamma, gas, fumo e luce. Può avvenire con o senza sviluppo di fiamme superficiali.
Solitamente il comburente è l’ossigeno contenuto nell’aria.
Il complesso fenomeno della combustione, si può schematizzare attraverso il TRIANGOLO DEL FUOCO:
1.1 TRIANGOLO DEL FUOCO
In corrispondenza dei vertici del triangolo sono indicati i tre parametri essenziali del fenomeno della combustione:
- COMBUSTIBILE – può essere qualsiasi sostanza in grado di bruciare (es. legno, carta, benzina, gas, ecc..). In condizioni normali di ambiente può essere allo stato solido (carta, legna, carbone,..), liquido (alcool, benzina, gasolio, ..) o gassoso (propano, metano, idrogeno, ..).
Un solido o un liquido per bruciare deve essere prima vaporizzato dal calore, deve quindi trovarsi allo stato gassoso. - COMBURENTE – è la sostanza che permette al combustibile di bruciare. Generalmente si tratta di ossigeno contenuto nell’aria allo stato di gas. Il soffocamento consiste nel togliere l’afflusso di ossigeno, ovvero nello stabilire una barriera fisica tra il combustibile e l’ossigeno, eliminando ogni possibile contatto reciproco.
- CALORE O FONTE DI INNESCO – Le sorgenti o fonti di innesco possono essere costituite da qualsiasi fonte di calore:
– scintille;
– fiamme libere;
– archi elettrici;
– superfici a temperatura elevata;
– cariche elettrostatiche;
– campi elettromagnetici;
– macchine, impianti ed attrezzature obsolete o difformi dalle norme;
– di buona tecnica ecc,…
Solo con la contemporanea presenza di questi tre elementi si può avere un incendio: quindi, è sufficiente riuscire a contrastare efficacemente anche uno solo di questi elementi per evitare che la combustione abbia luogo e si verifichi un INCENDIO.
1.2 PARAMETRI FISICI E CHIMICI DELLA COMBUSTIONE
La combustione è caratterizzata da numerosi parametri fisici e chimici, i principali dei quali sono:
- Temperatura di accensione – è la minima temperatura alla quale la miscela combustibile-comburente inizia a bruciare spontaneamente in modo continuo senza apporto di calore o di energia dall’esterno.
Esempi di temperature di accensione di alcune sostanze
Sostanza | Temperatura di accensione |
---|---|
Acetone | 540 |
Benzina | 250 |
Gasolio | 220 |
Idrogeno | 560 |
Alcool metilico | 455 |
Carta | 230 |
Legno | 220-250 |
Gomma sintetica | 300 |
Metano | 539 |
Temperatura di infiammabilità – è la temperatura minima alla quale i liquidi combustibili emettono vapori in quantità tali da incendiarsi in presenza di un innesco.
Esempi di temperature di infiammabilità
Sostanza | Temperatura di infiammabilità (°C) |
---|---|
Gasolio | 65 |
Acetone | – 18 |
Benzina | – 20 |
Alcool metilico | 11 |
Alcool etilico | 13 |
Tuluolo | 4 |
Olio Lubrificante | 149 |
Kerosene | 37 |
1.3 TRIANGOLO DI ESTINZIONE
Al triangolo del fuoco fa riscontro il TRIANGOLO DI ESTINZIONE, riportante i parametri antagonisti, necessari a contrastare l’incendio:
- SOTTRAZIONE DEL COMBUSTIBILE – allontanamento o separazione della sostanza combustibile dal focolaio d’incendio
- SOFFOCAMENTO O SOTTRAZIONE DI COMBURENTE – separazione del comburente dal combustibile o riduzione della concentrazione di comburente
- RAFFREDDAMENTO O SOTTRAZIONE DI TEMPERATURA – sottrazione di calore fino ad ottenere una temperatura inferiore a quella necessaria al mantenimento della combustione.
Oltre a questi tre sistemi, esiste anche l’AZIONE CHIMICA DI ESTINZIONE (azione anticatalitica o catalisi negativa), mediante l’utilizzo di sostanze che inibiscono il processo della combustione (es. halon, polveri).
Gli estinguenti chimici si combinano con i prodotti volatili che si sprigionano dal combustibile, rendendo questi ultimi inadatti alla combustione e bloccando la reazione chimica della combustione.
Normalmente per lo spegnimento di un incendio si utilizza una combinazione delle operazioni di esaurimento del combustibile, di soffocamento, di raffreddamento e di azione chimica.
1.4 ESTINGUENTI
L’estinzione dell’incendio, quindi, si può ottenere mediante raffreddamento, sottrazione del combustibile, soffocamento e azione chimica, ottenuti singolarmente o contemporaneamente.
È fondamentale conoscere proprietà e modalità d’uso delle principali sostanze estinguenti:
- ACQUA
- SCHIUMA
- POLVERI
- GAS INERTI
- AGENTI ALTERNATIVI ALL’HALON
La sostanza usata, le modalità d’impiego ed il tipo di intervento dipendono dai prodotti che hanno preso fuoco e dall’entità dell’incendio.
Tipologie e caratteristiche degli estinguenti
Estinguente | Azione estinguente | Consigliato per estinguere |
---|---|---|
ACQUA | Estinguente facilmente reperibile, la sua azione consiste in: raffreddamento, soffocamento per sostituzione dell’ossigeno con vapor d’acqua, diluizione di sostanze, imbevimento di combustibili solidi. | Incendi di combustibili solidi (classe A). Non utilizzabile su apparecchiature elettriche (ex. classe E). |
SCHIUMA | Costituita da soluzione in acqua di liquido schiumogeno, che a contatto con l’aria si trasforma in schiuma. La sua azione consiste in: soffocamento e, in minima parte, raffreddamento | Incendi di liquidi infiammabili (classe B). Non utilizzabile su apparecchiature elettriche (ex. classe E) e su fuochi di combustibili metallici (classe D). |
POLVERI | Costituite da particelle solide finissime, a base di bicarbonato di sodio, potassio, sali organici e fosfati. La sua azione è di tipo chimico, di raffreddamento e di soffocamento. | Apparecchiature elettriche in tensione, ma possono danneggiare apparecchiature e macchinari. |
GAS INERTI | Principalmente utilizzata l’anidride carbonica (CO2), in quanto non è tossica, è più pesante dell’aria, è dielettrica (non conduce elettricità), si conserva come gas liquefatto. Riduce la concentrazione di comburente fino a impedire la combustione, agisce anche per raffreddamento. | Apparecchiature elettriche in tensione. |
1.5 PARAMETRI DI UN INCENDIO
Dal momento che il comburente è solitamente l’ossigeno dell’aria, un incendio si caratterizza per:
- TIPO DI COMBUSTIBILE
- TIPO DI SORGENTE D’INNESCO
Gli incendi, o i fuochi, secondo la Norma UNI EN 2:2005, vengono distinti in cinque classi, secondo lo stato fisico dei materiali combustibili, con un’ulteriore categoria che tiene conto delle particolari caratteristiche degli incendi di natura elettrica.
Classi dei fuochi
Tabella estinguenti
Tipi di combustibile
Classe | Descrizione | Estinguente |
---|---|---|
A | Fuochi da materiali solidi. Possono manifestarsi come combustione viva con fiamme o combustione lenta senza fiamme. |
Si possono utilizzare l’acqua, la schiuma e la polvere, ma l’agente estinguente migliore è sicuramente l’acqua, che agisce per raffreddamento. |
B | Fuochi da liquidi o da solidi liquefattibili. | Si possono utilizzare schiuma, polvere e CO2, ma l’agente estinguente migliore è sicuramente la schiuma, che agisce per soffocamento. |
C | Fuochi da gas. È necessario bloccare il flusso di gas chiudendo la valvola di intercettazione o otturando la falla. Esiste il rischio di esplosione se un incendio di gas viene estinto prima di intercettare il gas. |
Si possono utilizzare le polveri polivalenti, l’acqua è consigliata solo a getto frazionato o nebulizzato per raffreddare tubi o bombole coinvolte. |
D | Fuochi da metalli. Sono particolarmente difficili da estinguere data la loro altissima temperatura. |
Occorre utilizzare polveri speciali ed operare con personale particolarmente addestrato. Gli altri agenti estinguenti sono da evitare in quanto possono causare esplosioni. |
E | Fuochi che interessano mezzi di cottura (oli e grassi vegetali o animali). | Sono consigliati gli estinguenti che spengono per azione chimica, effettuando una catalisi negativa. Gli altri agenti estinguenti sono da evitare in quanto possono causare esplosioni. |
F | Fuochi di impianti ed attrezzature elettriche sotto tensione. Classe eliminata dalla norma UNI EN 2:2005, in quanto tali incendi sono riconducibili alle classi A o B. |
Sono consigliati le polveri dielettriche e la CO2, non devono essere usati acqua e schiuma. |
Categorie di sorgenti d’innesco
Categoria | Descrizione |
---|---|
ACCENSIONE DIRETTA | Si verifica quando una fiamma, una scintilla od altro materiale incandescente, entra in contatto con un materiale combustibile in presenza di ossigeno. Esempi: operazioni di taglio e saldatura, fiammiferi e mozziconi di sigaretta, lampade e resistenze elettriche, stufe elettriche, scariche elettrostatiche, ecc. |
ACCENSIONE INDIRETTA | Il calore d’innesco si propaga attraverso le forme della convezione, conduzione e irraggiamento termico. Esempi: correnti di aria calda generate da un incendio, propagazione di calore attraverso elementi metallici strutturali degli edifici, ecc. |
ATTRITO | Il calore è prodotto dallo sfregamento di due materiali. Esempi: malfunzionamento di parti meccaniche rotanti, quali: cuscinetti, motori; urti; rottura violenta di materiali metallici; ecc. |
AUTOCOMBUSTIONE (RISCALDAMENTO SPONTANEO) | Il calore viene prodotto dallo stesso combustibile. Esempi: lenti processi di ossidazione, reazioni chimiche, decomposizioni esotermiche in assenza d’aria, azioni biologiche, fermentazione di vegetali, ecc. |
2. EFFETTI DELL’INCENDIO SULL’UOMO
I principali effetti dell’incendio sull’uomo sono:
- Anossia – a causa della riduzione del tasso di ossigeno nell’aria;
- Azione tossica dei fumi;
- Riduzione della visibilità;
- Azione termica.
Essi sono determinati dai prodotti della combustione:
- Gas di combustione (ossido di carbonio, anidride carbonica, idrogeno solforato, anidride solforosa, ecc.);
- Fiamma;
- Calore;
- Fumo.
2.1 PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE
- GAS DI COMBUSTIONE – Rimangono allo stato gassoso alla temperatura ambiente di riferimento di 15 °C. Nella maggioranza dei casi, la mortalità per incendio è da attribuire all’inalazione di questi gas che producono danni biologici per anossia o per tossicità.
- FIAMME – Sono costituite dall’emissione di luce dovuta alla combustione di gas. Nell’incendio di combustibili gassosi è possibile valutare approssimativamente il valore raggiunto dalla temperatura di combustione dal colore della fiamma:
- FUMO – È l’elemento più caratteristico dell’incendio. È formato da piccolissime particelle solide (aerosol) o liquide (nebbie o vapori condensati). Le particelle solide sono sostanze incombuste e ceneri: rendono il fumo di colore scuro. Le particelle liquide sono costituite da vapor d’acqua che sotto i 100 °C condensa dando luogo a fumo di color bianco. In ogni caso il fumo è costituito da gas asfissianti e tossici.
Fumo formato da particelle solide (scuro)
Fumo formato da particelle liquide (chiaro)
Il fumo è la causa principale della riduzione della visibilità, dell’insorgere del panico e dello stato confusionale nelle persone coinvolte nell’incendio.
Il fumo occulta la segnaletica e ritarda l’uscita del personale aumentando così il rischio di asfissia.
Il fumo ostacola le operazioni di salvataggio delle persone, la localizzazione dei focolai, impedendo di fatto l’estinzione dell’incendio.
- CALORE – È la causa principale della propagazione degli incendi.
Il calore è dannoso per l’uomo potendo causare: disidratazione dei tessuti, difficoltà o blocco della respirazione, scottature. L’irraggiamento genera ustioni sull’uomo che possono essere classificate a seconda della loro profondità in ustioni di I, II e III grado.
Una temperatura dell’aria di circa 150 °C è la massima sopportabile sulla pelle per brevissimo tempo. Tale valore si abbassa se l’aria è umida, come negli incendi. Una temperatura di circa 60 °C è da ritenere la massima respirabile per breve tempo.
Classificazione delle ustioni
Grado | Descrizioni |
---|---|
I | Superficiali facilmente guaribili |
II | Formazione di bolle e vescicole – necessaria consultazione struttura sanitaria |
III | Profonde – urgente ospedalizzazione |
3. PREVENZIONE INCENDI
La PREVENZIONE INCENDI è una disciplina orientata alla salvaguardia dell’incolumità delle persone ed alla tutela dei beni e dell’ambiente.
Le AZIONI PREVENTIVE E PROTETTIVE non devono essere considerate alternative ma complementari tra loro.
Prevenzione incendi
La Prevenzione Incendi si compone di:
- PREVENZIONE (propriamente detta) = eliminazione o riduzione dei rischi legati alla probabilità che si verifichino danni.
- PROTEZIONE = difesa delle persone che sono esposte a pericoli, qualora si verifichino.
Il Rischio (R) di un evento incidentale (es. incendio) è il prodotto di 2 fattori: R = F x M
- Frequenza (F), cioè la probabilità che l’evento si verifichi in un determinato intervallo di tempo.
- Magnitudo (M), cioè l’entità delle possibili perdite e dei danni conseguenti al verificarsi dell’evento.
La frequenza si riduce mediante misure preventive, mentre la magnitudo si riduce mediante misure protettive.
Quanto più si riduce la frequenza, la magnitudo, o entrambe, tanto più si ridurrà il rischio.
3.1 MISURE DI PREVENZIONE
Le principali Misure di Prevenzione sono:
- Realizzazione di impianti elettrici a regola d’arte. (Norme CEI)
- Collegamento elettrico a terra di impianti, strutture, serbatoi ecc. (MESSA A TERRA)
- Installazione di impianti parafulmine.
- Dispositivi di sicurezza degli impianti di distribuzione e di utilizzazione delle sostanze infiammabili.
- Ventilazione dei locali.
- Utilizzazione di materiali incombustibili.
- Adozione di pavimenti ed attrezzi antiscintilla.
- Segnaletica di sicurezza.
Per prevenire gli incendi, è inoltre necessario prendere le seguenti misure precauzionali di esercizio:
- Analisi delle cause di incendio più comuni.
- Informazione e Formazione antincendio.
- Controlli degli ambienti di lavoro e delle attrezzature.
- Manutenzione ordinaria e straordinaria.
3.2 MISURE DI PROTEZIONE
Le Misure di Protezione, finalizzate alla riduzione dei danni, in relazione alla necessità o meno dell’intervento di un operatore o dell’azionamento di un impianto, si suddividono in:
- Misure di Protezione PASSIVA – NON richiedono l’azione di un uomo o l’azionamento di un impianto. Sono finalizzate alla limitazione degli effetti dell’incendio nello spazio e nel tempo.
Esempi: isolamento, distanze di sicurezza, materiali resistenti al fuoco, reazione al fuoco dei materiali, ventilazione, vie d’uscita, ecc.
- Misure di Protezione ATTIVA – Presuppongono un intervento, che può avvenire mediante l’azione di un uomo o l’azionamento di un impianto, sono finalizzate alla precoce rilevazione dell’incendio, alla segnalazione ed all’azione di spegnimento.
Esempi: estintori, rete idrica antincendio, impianti di rivelazione automatica d’incendio, impianti di spegnimento automatici, dispositivi di segnalazione e d’allarme, evacuatori di fumo e calore, ecc.
Protezione antincendio
Misure di protezione passiva
Misura | Descrizione |
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Isolamento e distanze di sicurezza | Interposizione di spazi scoperti con lo scopo di impedire la propagazione dell’incendio.
Distanza di protezione: distanza tra ciascun elemento pericoloso di un’attività e la recinzione o il confine dell’area. |
Resistenza al fuoco |
La resistenza al fuoco rappresenta il comportamento al fuoco degli elementi portanti o separanti. Gli elementi costruttivi vengono classificati da un numero che esprime i minuti per i quali conservano le caratteristiche di:
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Reazione al fuoco dei materiali | Rappresenta il comportamento del materiale che partecipa all’incendio. Riguarda i materiali di rivestimento e arredo, gli articoli di arredamento, tendaggi e tessuti in genere. La determinazione viene effettuata su basi sperimentali, mediante prove su campioni in laboratorio. In relazione a tali prove i materiali sono assegnati alle classi: 0 – 1 – 2 – 3 – 4 – 5, con l’aumentare della loro partecipazione alla combustione, a partire da quelli di classe 0 che risultano non combustibili. |
Compartimentazione | Il compartimento antincendio è una parte di edificio delimitata da elementi costruttivi (muri, solai, porte, ecc.) dotati di resistenza al fuoco predeterminata. Di norma gli edifici vengono suddivisi in compartimenti, anche costituiti da più piani, di superficie non eccedente quella indicata nelle varie norme specifiche. |
Vie d’uscita
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Percorso senza ostacoli al deflusso che consente alle persone che occupano un edificio o un locale di raggiungere un luogo sicuro. Le porte delle uscite di sicurezza devono aprirsi nel senso dell’esodo a semplice spinta, e non devono ostruire passaggi, corridoi e pianerottoli. Le porte sulle scale devono aprirsi sul pianerottolo senza ridurne la larghezza, non direttamente sulle rampe. Le porte di tipo scorrevole con azionamento automatico sono utilizzabili come uscite di sicurezza, se le stesse possono essere aperte a spinta verso l’esterno. Il dimensionamento delle vie d’uscita tiene conto:
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Sistema di vie di esodo
Misura | Descrizione |
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Estintori
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Sono i mezzi di primo intervento più impiegati per i principi di incendio. Non sono efficaci se l’incendio è in una fase più avanzata. Vengono suddivisi, in relazione al loro peso complessivo, in:
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Rete idrica antincendio Idrante Naspo |
Può essere collegata direttamente, o a mezzo di vasca di disgiunzione, all’acquedotto cittadino. La presenza della riserva idrica è necessaria se l’acquedotto non garantisce continuità di erogazione e sufficiente pressione. In tal caso le caratteristiche idrauliche richieste agli erogatori (idranti UNI 45 oppure UNI 70) vengono assicurate in termini di portata e pressione dalla capacità della riserva idrica e dal gruppo di pompaggio. IDRANTE = Apparecchiatura antincendio composta essenzialmente da: cassetta, o da un portello di protezione; supporto della tubazione; valvola manuale di intercettazione; tubazione flessibile completa di raccordi; lancia erogatrice. NASPO = Apparecchiatura costituita da una bobina mobile su cui è avvolta una tubazione semirigida collegata ad una estremità con una lancia erogatrice. Per l’impiego anche da parte di personale non addestrato, è un’alternativa agli idranti per le attività a minor rischio. I naspi hanno prestazioni inferiori rispetto agli idranti e in alcune attività possono essere collegati direttamente alla rete idrica sanitaria. |
Impianti di rivelazione, segnalazione e allarme d’incendio |
La funzione di un sistema di rivelazione e allarme incendio è di rivelare un incendio nel minor tempo possibile e fornire segnalazioni ottiche e/o acustiche agli occupanti di un edificio.
L’incendio può essere scoperto da un rivelatore (automaticamente) o dall’uomo (manualmente): Sistemi fissi automatici di rivelazione d’incendio – consentono di rivelare e segnalare un incendio nel minor tempo possibile. Tali sistemi si classificano in base al fenomeno chimico-fisico rilevato: calore, fumo, gas, fiamme, multicriterio. Sistemi fissi di segnalazione manuale – presenti nel caso l’incendio sia rilevato dall’uomo (es. pulsante antincendio). Un impianto di rivelazione automatica consente:
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Impianti di spegnimento automatici
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Possono classificarsi in base all’estinguente utilizzato:
L’impianto sprinkler è costituito da: fonte di alimentazione (acquedotto, serbatoi, vasca, serbatoio in pressione); pompe di mandata; centralina valvolata di controllo e allarme; condotte montanti principali; rete di condotte secondarie; testine erogatrici (sprinkler). |
Evacuatori di fumo e calore
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Tali sistemi di protezione attiva sono di frequente utilizzati in combinazione con impianti di rivelazione e sono basati sullo sfruttamento del movimento verso l’alto delle masse di gas caldi generate dall’incendio che, a mezzo di aperture sulla copertura, vengono evacuate all’esterno.
Gli EFC consentono di:
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Estintori – tipologie e modalità di utilizzo
Gli estintori vengono classificati in base alla sostanza estinguente che contengono:
- acqua, ormai in disuso.
- schiuma, adatto per liquidi infiammabili.
- polvere, adatto per liquidi infiammabili ed apparecchi elettrici.
- anidride carbonica (CO2), idoneo per apparecchi elettrici.
- idrocarburi alogenati (halon e sostanze alternative), adatto per motori di macchinari.
- agente pulito (clean agent).
Le tipologie di estintore più diffuse sono: a polvere ed a CO2.
Estintore a polvere
Estintore a CO2
Il numero degli estintori risulta determinato solo in alcune norme specifiche (scuole, ospedali, alberghi, locali di pubblico spettacolo, autorimesse ecc.).
Negli altri casi si deve seguire il criterio di disporre questi mezzi di primo intervento in modo che siano prontamente disponibili ed utilizzabili.
In linea di massima la posizione deve essere scelta privilegiando la facilità di accesso, la visibilità e la possibilità che almeno uno di questi possa essere raggiunto con un percorso non superiore a 15 m circa.
La distanza tra gruppi di estintori deve essere circa 30 m.
Gli estintori devono essere indicati con l’apposita segnaletica di sicurezza, in modo da essere individuati immediatamente. Devono essere posizionati alle pareti, mediante idonei attacchi che ne consentano il facile sganciamento, oppure a terra con idonei dispositivi (piantane porta estintore con asta a carrello).
Estintori, di tipo idoneo, devono essere posti in vicinanza di rischi speciali (quadri elettrici, cucine, impianti per la produzione di calore a combustibile solido, liquido o gassoso ecc.).
Sull’estintore è riportata un’etichetta (marcatura) di colore contrastante con lo sfondo, suddivisa in 5 parti, con le istruzioni e le condizioni di utilizzo. Vi sono indicate anche le classi dei fuochi ed i focolai convenzionali che è in grado di estinguere.
Etichetta di un estintore
Video esplicativo sulle differenze tra estinguenti
3.3 CAUSE D’INCENDIO COMUNI
Il personale deve adeguare i comportamenti ponendo particolare attenzione a:
- Deposito e utilizzo di materiali infiammabili e combustibili – Ove possibile, il quantitativo dei materiali infiammabili o facilmente combustibili deve essere limitato a quello strettamente necessario e tenuto lontano dalle vie di esodo.
I materiali di pulizia combustibili devono essere tenuti in appositi ripostigli o locali.
- Utilizzo di fonti di calore – Impiego e detenzione di bombole di gas (anche vuote) utilizzate negli apparecchi di riscaldamento; Deposito di materiali combustibili sopra o in vicinanza degli apparecchi di riscaldamento; Utilizzo di apparecchi in ambienti non idonei (presenza di infiammabili, alto carico di incendio etc.); Utilizzo di apparecchi in mancanza di adeguata ventilazione degli ambienti (norme UNI-CIG).
- Impianti ed attrezzature elettriche – Il personale deve essere istruito sul corretto uso delle attrezzature elettriche in modo da riconoscere difetti. Le prese multiple non devono essere sovraccaricate per evitare surriscaldamenti. In caso di alimentazione provvisoria di un’apparecchiatura, il cavo elettrico deve avere la lunghezza strettamente necessaria.
Le riparazioni elettriche devono essere effettuate da personale qualificato.
- Il fumo e l’utilizzo di portacenere – Identificare le aree dove il fumo delle sigarette può costituire pericolo di incendio e disporne il divieto.
- Rifiuti e scarti di lavorazione combustibili – I rifiuti non debbono essere depositati lungo le vie di esodo.
- Aree non frequentate – Aree come scantinati o depositi devono essere tenute libere da materiali combustibili.
- Misure di sicurezza contro gli incendi dolosi – Scarse misure di sicurezza e mancanza di controlli possono consentire accessi non autorizzati e ciò può costituire causa di incendi dolosi.
Informazione e formazione antincendio
È obbligo del Datore di Lavoro fornire ai lavoratori un’adeguata informazione e formazione (Art. 36 e 37 del D.lgs n. 81/08) al riguardo di:
- Rischi legati all’attività dell’impresa in generale ed alle specifiche mansioni svolte;
- Misure di prevenzione e di protezione incendi adottate;
- Procedure da adottare in caso di incendio;
- I nominativi dei lavoratori incaricati di applicare le misure di prevenzione incendi, lotta antincendi e gestione delle emergenze e pronto soccorso; Il nominativo del responsabile e degli addetti del servizio di prevenzione e protezione.