Tra molti anni, generazioni di studiosi entusiasti troveranno senz’altro interessante scrivere la storia delle imprese durante il biennio 2020-2021. I documenti non mancheranno, ma a tali giovani storici sarà richiesto, quanto mai prima, di esercitare la delicata operazione intellettuale consistente nel distinguere i “fatti” dai “giudizi di valore”. In altri termini, di tener separata la concretezza degli imprenditori dagli strali polemici, che caratterizzano il nostro presente.
La crisi indotta dalle misure di contenimento della pandemia di Covid–19, non è stata la prima ad interessare il mondo imprenditoriale, e non sarà certamente l’ultima. L’elemento decisivo che però è in grado di caratterizzarla così intensamente, con la conseguente serie di timori riguardanti “l’avvenire”, è da rintracciare nel fatto che nessuno aveva previsto questa crisi.
Trasformare le sfide più grandi in vero cambiamento
A ben riflettere, gli imprenditori più esperti o i manager più avveduti sono sempre stati astrattamente in grado di anticipare i possibili sviluppi dei mercati, le varie possibili declinazioni di una crisi a venire; e così di orientare le strategie d’impresa (per definizione riguardanti il medio-lungo periodo) in modo tale da non esserne travolti.
Probabilmente però, in un mondo che ci ha appena dato prova della sua insondabilità, bisogna essere ancora più veloci a concepire (ed adottare) un nuovo modo – ancor più profondo – di aver cura delle dinamiche aziendali, nell’ottica di una strategia che dia per scontato l’inconveniente ma sia già pronta a volgerlo a proprio favore.
È infatti verosimile che, nel prossimo futuro, l’impresa dovrà pensare se stessa recuperando la metafora della navigazione e lasciando in secondo piano quella – dominante per decenni – della macchina. Illuminanti nella “La linea d’ombra” di J. Conrad, sono le descrizioni dei lunghi giorni di bonaccia in cui si trovò impelagato il veliero del giovane protagonista. La metafora che Conrad aveva pensato per descrivere il passaggio dall’adolescenza all’età matura è anche, per l’imprenditore del XXI secolo, metafora dell’immobilità che fa quasi rimpiangere gli anni caratterizzati da venti tempestosi; i quali, di certo, torneranno a breve e richiederanno ancora una volta le migliori e più serie risposte.
L’impresa che avrà appreso i nuovi segni dei tempi, caratterizzati da un supplemento di incertezza costante, non potrà far altro che preparare e formare i propri lavoratori così come gli armatori di tali velieri preparavano i loro equipaggi.
Parola d’ordine: innovazione
È indubbiamente difficile in un tale contesto prevedere quale sarà l’andamento dell’economia ed i tempi di una possibile ripresa, ma la storia ci insegna che è proprio nei momenti più bui e di difficoltà che un creativo cambiamento – generato da necessità e sentimento – sia l’unica possibilità per ritrovare il timone di una navigazione più gloriosa e di successo.
L’appello al quale sono chiamate a rispondere le nostre imprese è certamente quello della “innovazione e cambiamento”. Il nuovo decennio di “never normal” che ci apprestiamo a vivere non sarà un semplice ritorno al business pre-Covid ma una nuova era definita da rapidi cambiamenti nelle norme culturali, nei valori della società e nei comportamenti, che le politiche aziendali dovranno essere in grado di intercettare e tradurre in un rinnovato brand purpose che dovrà aggiungere valore alla vita dei clienti e della società tutta.
Altri esempi
Agli imprenditori si chiede dunque un programma di rinnovamento, l’inizio di un percorso che dia seguito ad una più profonda trasformazione nell’ottica della:
- Acquisizione di competenze sempre più digitali;
- Acquisizione di maggiori competenze tecnologiche;
- Riorganizzazione verso una resilienza globale;
- Capacità di creare liquidità.
Ebbene, in questo momento storico, in cui siamo tutti certamente chiamati ad uno sforzo di riflessione, di studio e di iniziativa, ciascuno nel proprio ruolo e con i propri strumenti ha il dovere di contribuire all’innovazione e al cambiamento di cui la società ha urgente bisogno per il superamento della crisi globale.
Occorre aumentare le proprie competenze tecniche, ciascuno nel proprio ambito. Occorre una maggiore attenzione al sociale, aiutando chi ha meno possibilità. Occorrono cose concrete, con umiltà, mettendosi al servizio, ma soprattutto, occorre avere voglia di cambiare…
“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose”, scrisse Albert Einstein: “… la crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato”
Pamela Provenzano
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